Ha cambiato le nostre abitudini, dentro c’è la nostra vita, è uno strumento di lavoro, un passatempo e cosi via.
Lo smartphone tanto indispensabile quanto pericoloso, sembra infatti che stiano diventando i dispositivi elettronici di consumo più pericolosi per l’ambiente.
Secondo la ricerca di due professioni dell’Università canadese di McMaster, l’allarme rosso arriverà nel 2020, l’anno in cui gli smartphone diventeranno gli oggetti più inquinanti del globo
Gli studiosi hanno criticato la filiera produttiva che caratterizza la creazione di questi oggetti di consumo, che di innovazione poi non ne hanno abbastanza vista la grande quantità gas serra prodotto. Facciamo chiarezza però, gli smartphone non sono di per sé oggetti con alto tasso inquinante, ma tutto quello che vi gravità attorno ha un altissimo e dannosissimo impatto ambientale.
Vediamo i tre aspetti importanti di questa produttività:
L’estrazione dei metalli utilizzati per la produzione di schede madri
La continua realizzazione di nuovi modelli a scapito di quelli vecchi
Il funzionamento dei data center, fondamentali per “far muovere” i dispositivi e i loro servizi ma dannosissimi perché la maggior parte funziona ancora tramite l’utilizzo di combustibili fossili, senza l’utilizzo di energie rinnovabili. Secondo gli studiosi canadesi ogni messaggio, telefonata o video e ogni servizio utilizzato sovraccarica i numerosi data center sparsi in giro per il globo.
Se non poniamo rimedio, entro il 2040 l’industria tecnologica sarà responsabile della produzione del 14% dei gas serra totali.
Più smartphone, più rifiuti tecnologici
Il continuo ricambio di questi prodotti non fa altro che peggiorare tutti i problemi emersi dallo studio.
Produttori e compagnie telefoniche sembrano assecondare drammaticamente questo business: da un lato si creano prodotti dalla durata piuttosto limitata, con batterie facilmente usurabili e in molti casi non sostituibili; dall’altro si creano tariffe telefoniche che favoriscono la pratica di sostituzione di un modello vecchio con uno nuovo. Si spinge l’utente a buttare il vecchio, creando così un ulteriore rifiuto difficilissimo da smaltire. Secondo Greenpeace solo nel 2014, per colpa degli smartphone, sono state prodotte oltre 3 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, di questi sono il 16%.
Per cambiare la situazione attuale, il progresso tecnologico deve andare di pari passo con la tutela dell’ambiente, la tecnologia dovrebbe valorizzare il mondo non distruggerlo.